Un bagaglio fatto di abitudini e di un nuovo viaggio

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Ultimamente mi sono chiesta cosa significasse trascorrere del tempo in un luogo caro, in contrapposizione al comprendere il valore di bellezze culturali e sociali mai viste. La maggior parte dei posti del cuore li riconduco a quella che è la mia casa, Roma. Qui, mi vengono subito in mente le passeggiate nei pressi di Castel Santangelo, sul Lungotevere. In particolare, in autunno quando cammino sopra il tappeto di foglie che scroscia sotto i piedi, se invece ci passo in macchina, confesso che mi concilia l’equilibrio mentale tenere accesa la radio. Ascoltando brani come “Sono sempre i sogni a dare forma al mondo” di Ligabue è facile spingere l’acceleratore per inseguire la strada che conduce alla risolutezza. Oppure mi piace rincorrere i riflessi della luce in Via dei Fori Imperiali tra le rovine della capitale, mentre intravedo il Colosseo. Ultima ma non per importanza è Via Dei Coronari, della quale mi incuriosiscono le botteghe storiche che riportano alle origini vendendo prodotti Made in Italy, spaziando dall’artigianato alla gastronomia. La qualità dei prodotti fa dimenticare la scomodità dei sampietrini, che seppur fastidiosi contribuiscono a rendere speciale il contorno mozzafiato che li circonda.   

A forza di percorrere i miei passi, ho appreso che l’ambiente acquisisce un aspetto diverso in base all’umore. Se sono a corto di energie mi rimetto in moto traendo beneficio dalle attrazioni artistiche in cui amo perdermi, assorbendone la positività, permettendole di sovrastare i pensieri. Altrimenti se sono già carica, mi rispecchio nel panorama che ho di fronte non avendo bisogno di aggiungere una tacca di autonomia in più alla mia felicità.  

Credit photo to: Giulia Pernaselci

L’estate scorsa però, arrivato agosto, ho preparato le valigie e messo la testa in stand by per prendere un aereo e atterrare ad Amsterdam. Mettendoci piede ho scrutato da vicino una città estrema in ogni sua sfumatura, si rivela riposante se ti siedi sul prato del parco Vondelpark, sfuggente se ti siedi in sella a una bicicletta. Al netto di quanto ho visto e vissuto mi è parsa energica fra le vie notturne intorno a Piazza Dam, ma silenziosa sotto il vento mosso dai mulini situati a qualche km dal centro, nella campagna olandese di Zaanse Schans. Un posto adibito alla visita delle eliche, salendo sulla cima si gode del panorama di un’estesa pianura di verde, sorseggiando una tazza di cioccolata calda. Poi, restano indimenticabili le vetrine sfolgoranti dei negozi di Haalremmerdijk, discordanti dalle tonalità tenui dei palazzi adiacenti. E ancora, le geometrie imperfette nelle architetture della facciata del Koninklijk Paleis in antitesi alla precisone della disposizione delle opere di Van Gogh nel museo a lui dedicato, i girasoli di un giallo folgorante illuminano le sale inebriando le prospettive. A livello climatico nei giorni di sole subentra il tepore, e al fuoriuscire delle nuvole in penombra è il freddo a farla da padrona. L’unico lato univoco è lo stupore percepito già al primo incontro, e sì, ti accompagnerà fino a quando la saluti.

Ecco, Amsterdam per me ha rappresentato l’esatto opposto del consueto: scoprire senza sapere. Ti regala qualsiasi emozione di cui non sapevi di necessitare perché riesce a indossare mille abiti contemporaneamente. Così, ho imparato che laddove persiste il contrasto, una miriade di occhi con movimenti differenti, ricercano il proprio divenire.  

Immergendomi in nuove realtà, c’è stata una presa di coscienza nel confrontarmi con un criterio salubre di vivere i contesti pubblici, accoglienti e puliti, l’aria che si respira viene preservata dall’inquinamento. Gli abitanti li gestiscono accuratamente, e agiscono in maniera concorde, provando a tracciare le fila di una convivenza basata sul rispetto delle alterità in un giubilo di valori che volgono alla prosperità. Osservare questi piccoli dettagli mi ha reso consapevole del fatto che lontano dal proprio guscio esistono infiniti modi di stare al mondo, non è mai troppo tardi per reinventarsi migliorandosi.

Credit photo to: Giulia Pernaselci

Ho saputo guardarmi dall’esterno, sfruttando il viaggio per mettere in discussione le certezze. Un’esperienza del genere alimenta l’arricchimento, probabilmente esso consiste nell’allontanarsi dalle abitudini, che possono diventare stringenti, costringendoci a seguire schemi comportamentali ripetitivi, chiudendo la finestra del nostro sentire a ciò che di nuovo va sperimentato per essere inserito all’interno del bagaglio emotivo. Attraversando il fiume Amstel su un battello ho percepito l’ampliamento dei miei orizzonti. A fare capolino dalle sponde c’erano i volti divertiti della gente che mi ha trasmesso gioia e disinvoltura. L’impressione di trovarmi nel posto giusto al momento giusto si è fatta viva in me dopo aver esplorato a lungo raggio la metropoli, influendo favorevolmente sul benessere.  

Al ritorno ho riflettuto su ciò che mi ha lasciato Amsterdam; la voglia di immedesimarmi nello spirito da turista anche nella capitale, predisponendomi ad attività che si sleghino dalla routine, per riscrivere immaginari scegliendo cosa è meglio per me e praticandolo nel concreto. E ora, rimango pronta per le sorprese della prossima destinazione…

 

Scritto da: Giulia Pernaselci

 

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