La storia di vita di unǝ è la storia di tutt3
e Scopriti, scritto da Giulia Zollino, educatrice sessuale e antropologa, è una storia individuale ma è anche la porta-Voce di un coro che desidera mettere in luce quel che, sin da bambin3, viene inculcato, soprattutto a chi viene definitǝ “donna”, propinando un’idea di bellezza fuorviante, irraggiungibile… Irreale e snaturato.
Se si pensa a quante volte, fin da piccol3, ci si impone di star in silenzio, di sorridere anche quando non si è felici, di star compost3, di non mostrare la propria pelle, di non piangere in pubblico, di non occupare spazio e quindi vivere realmente come si desidera ci si rende conto che emerge un senso scomposto e snervante di inadeguatezza, dove il corpo e il modus vivendi divengono un pretesto per giudicare e limitare.
Giulia, che ha ricevuto tale educazione – che definisce una vera e propria maledizione – nella sua opera Scopriti inizia un viaggio a ritroso nel tempo, partendo dalla sua infanzia, al fine di comprenderla e riflettere su di essa, ma soprattutto carpire nella profondità le pressioni che molte donne affrontano ogni giorno nella società, trattando tematiche fondamentali come il rapporto con l’altrǝ e soprattutto con il proprio corpo attraverso il racconto delle proprie vicende personali.
E proprio in questa relazione col suo involucro, infatti, ha dimostrato il suo coraggio, la sua intraprendenza, la sua voglia di Libertà per sé e per tutt3.
Definisce l’incontro con il il femminismo un dono ricevuto tra le mani, le chiavi per la (ri)scoperta di se stessa, per smantellare le credenze nocive, per (ri)appropriarsi del proprio corpo, per poter costruire un nuovo modo di Essere, di Esistere, di Amare.
Mettere in luce il valore del corpo (femminile) nella società è di fondamentale importanza, essenziale soprattutto per promuovere il cambiamento e la consapevolezza, al fine di sradicare norme oppressive e abbracciare la libertà.
E l’autrice lo fa parlando di genere, aspettative sociali, bellezza, consenso, citando nel suo scritto anche letture personali (Naomi Wolf, Maura Gancitano, Simone de Beauvoir – autrici cardini del movimento femminista) che l’hanno aiutata a prendere ancora più consapevolezza del proprio Sé.
Il libro è articolato in quattro capitoli e affronta tematiche sociali come la bellezza, il sesso, la violenza e il femminismo per rammentarci che la nostra bellezza risiede nell’Essere Noi.
Quando cresci il tuo corpo smette di essere uno strumento di esplorazione ed espressione e si converte passo dopo passo, regola dopo regola, punizione dopo punizione, in un oggetto da controllare, valutare, contenere. […] Il tuo corpo diventerà così un chiodo fisso, ne sentirai parlare fino alla nausea. Tutt3 avranno un consiglio, un complimento, un’opinione, un’offesa cucita su misura per te. Il tuo corpo diventerà oggetto di discussione sulle bocche altrui e alla fine ti dimenticherai che quel corpo è tuo. Che tu sei lì: nelle tue mani, nelle tue gambe, nella tua fica. Ti dimenticherai che il tuo corpo sei tu.
E in questa dimenticanza perpetua, scrutiamo e valutiamo con occhio sempre più critico, ogni aspetto della nostra forma fisica gettando nel dimenticatoio la nostra autenticità, creando così una prigione autoimposta in cui il nostro valore è misurato in base alla conformità.
Obliamo la bellezza di sentire, il vento fresco sulla nostra pelle, il tepore del sole che ci avvolge, il respirare a pieni polmoni l’aria fresca del mattino, sacrificando la gioia del vivere davvero l’hic et nunc dimenticando che siamo creature sensoriali destinate a percepire il mondo attraverso tutti i nostri sensi e non attraverso lo specchio che non fa altro che mostrare una verità che i nostri occhi, a causa dei sussurri, distorcono.
Ma la percezione di noi e dei nostri corpi è solo una piccola parte del processo di deumanizzazione intriso di superficialità e limitazioni, ecco perché Scopriti affronta anche il tema dello stigma e della diseducazione sessuale, del consenso, del riappropriarsi:
L’insicurezza viscerale che sentiamo nei confronti di noi stesse e del nostro corpo ci fa allontanare dall’intimità. Lo spiega bene Marcia Germaine Hutchinson quando afferma che al 65% delle donne non piace il proprio corpo e che il fatto di non piacersi le porta a scappare dall’intimità fisica, negandosi una risorsa immensa che è il sesso e il piacere.
I corpi purtroppo, nell’odierno, sotto molteplici visioni, si presentano ancora come territori di confine, strumento di chiacchiericcio e fragili soprattutto tra le mani di chi desidera renderli vulnerabili.
Esposti.
Dinanzi alla nudità, un sottile strato d’ombra emerge come un velo che cela le nostre menti avvolgendole in discorsi, pregiudizi e tabù che ci impediscono di comprendere appieno i nostri desideri, i nostri diritti, il nostro volere ma soprattutto la nostra vista, facendoci dimenticare chi siamo ma soprattutto cosa siamo.
Ma la pienezza della verità della nostra Essenza la conosciamo solo noi, soltanto noi e abbiamo bisogno di lavorare affinché possiamo riconoscere realmente il valore e la meraviglia del nostro Essere.
Tu sei tua, non sua, né di nessun altro.
Ciò l’ha scoperto e carpito nel suo momento di rinascita, quando ha intrapreso un nuovo sguardo sul mondo: il femminismo, movimento che ha lottato e lotta per la parità di genere e l’emancipazione delle donne.
Tramite lo stesso ha compreso che il corpo delle donne è stato ed è spesso oggetto di controllo e manipolazione ridotto a una condizione pervasiva di insicurezza e vergogna e ha cominciato a riconsiderare le percezioni che la circonda(va)no, a sfidare i paradigmi esistenti e a farsi spazio, senza (più) compromessi.
E nella rivoluzione, nel non (voler) essere sola, ha parlato delle proprie ferite, del suo curarle e delle nuove consapevolezze, donando Voce a tutt3, aiutando chi legge le sue parole a riconciliarsi col proprio Essere.
Con la sua storia, con le sue riflessioni, con il suo rinnovato rapporto con lo specchio, ha trasformato le sue ferite in cicatrici di orgoglio e rinascita, riuscendo a capire e a capirsi, al fine di aiutarci.
Insomma, dovremmo riconoscere la complessità delle questioni che attraversano i nostri corpi, senza banalizzarle o svuotarle di significato. Ed è solo esercitando la sospensione del giudizio, l’ascolto attivo e l’empatia che possiamo farcela.
Il sottotitolo di Scopriti è Le battaglie femministe iniziano tutte dal corpo perché quest’ultimo è, come cita il nostro motto, “il mezzo per superare il limite stesso” e la realizzazione della parità di genere diviene tangibile quando percepiamo il corpo come una manifestazione nobile della nostra identità, il mezzo attraverso il quale possiamo sfuggire ai vincoli del controllo, della sottomissione, dei tabù.
Il nostro involucro di carne è la genesi per un mondo nuovo e realmente libero.
Scopriti è un libro che parla al cuore, all’anima.
Parlare in un modo così chiaro e limpido della beauty industry, di grassofobia, di stigmi sessuali non
è da tutt3 e scardinare il concetto di corpo da stereotipi e pregiudizi è ciò che nel turbinio di conoscenze, pratiche, consensi e riconoscimenti rende viv3.
Scoprirsi significa ri-educarci e poter definirci in relazione a chi siamo, o crediamo di essere, o alla nostra percezione della nostra persona e non in relazione a ciò che viene imposto da altr3, dall’alto.
Ci incoraggia a lottare contro le asfissianti dinamiche di genere, ad abbracciare la nostra unicità.
Per non occupare uno spazio limitato.
Per librarci.
Scoprire significa “trovare ciò che prima non si vedeva o era occulto”: è, quindi, molto più di un gesto fisico, è un viaggio verso la consapevolezza di sé. Nel momento in cui ci sveliamo da ciò che nasconde la nostra vera natura, ci riveliamo all3 altr3 ma soprattutto a noi stess3; apriamo davvero gli occhi, ed è attraverso ciò che possiamo finalmente abbracciarci e celebrarci.
Attraverso la sua esistenza e operato ha esperito l’incanto della scoperta, sotto tutti i punti di vista, e la sua opera è lo strumento giusto per imparare a voler fare lo stesso, ognunǝ a modo suo.
Ci vogliamo svestire fino ad abbracciare l’essenza di ciò che siamo. […] Vogliamo integrare e abbracciare tutti i pezzetti che compongono la nostra bizzarra e mutevole identità. […] Vogliamo tornare in questo nostro corpo che in fin dei conti è l’unico che abbiamo e che siamo.
Scritto da: Pamela Tomarchio